Catania, a vibrant metropolis nestled beneath the watchful gaze of Mount Etna, beckons with its unique blend of history and modernity. Explore the dynamic city center, indulge in the lively street markets, and marvel at the imposing silhouette of the volcano. Catania, where ancient theaters meet bustling piazzas, promises a journey of contrasts and a taste of Sicily’s dynamic spirit.


Catania, la città del vulcano 

Catania ha un carattere unico e inconfondibile, come lo scenario naturale del vulcano che la sovrasta e al quale la città ha sempre legato storia e cultura, ricchezza e fecondità assieme ad apocalittiche catastrofi. “Città dei gagliardi” l’aveva definita Pindaro per evocare la fierezza dei suoi abitanti, curiosamente riproposta nelle marionette dell’opera dei pupi, rigidi nelle gambe perché le marionette catanesi, a differenza delle palermitane, non piegano le ginocchia, non si inchinano davanti a nessuno.

Non si puo descrivere Catania – e il territorio circostante – senza fare riferimento al rapporto millenario con l’Etna, così massicciamente presente nelle strade lastricate di pietra lavica e nei tanti edifici costruiti utilizzando identici materiali eruttivi.

Collocata al centro della costa ionica siciliana, Catania si estende alle falde meridionali della maestosa montagna, a pochi chilometri dalla foce del Simeto che bagna la grande e fertile pianura alluvionale, di tradizionale vocazione agricola.

A dominare la visione panoramica è il vulcano attivo più alto d’Europa, visibile da incredibili distanze. Secondo lucidide, il nucleo originano di Katane (fu forse questo il suo primo nome) venne costituito nella seconda metà dell’VIII secolo a.C. da coloni greci provenienti da Calcide nell’isola di Eubea, gli stessi che pochi anni prima avevano fondato Naxos.

Nel periodo in cui subì la dominazione dei greci di Siracusa, il tiranno Jerone le diede il medesimo nome dell’Etna: Aitna – pare fosse allora chiamato – che deriverebbe dal greco aitho, ossia “bruciare” ‘. E in onore della città Eschilo scrisse la tragedia Etnèe.

Le eruzioni del vulcano e i terremoti hanno più volte pesantemente segnato la storia e la crescita di Catania che, in un modo o nell’altro, è riuscita sempre a rinascere dalle distruzioni causate dalla natura, ma anche dagli uomini.

Nella prima metà del XII secolo, in età normanna, al geografo arabo Idrisi apparve una città con splendide abitazioni, moschee, bagni pubblici, dotata di un buon porto e mercati ricchi di mercanzie, vicina a vaste campagne coltivate e produttive.

Un’immagine praticamente devastata dal violento sisma avvenuto nel 1169. Ancora più terribile fu il terremoto che nel 1693 sconvolse l’intera Sicilia ionica. Catania fu quasi interamente rasa al suolo e morirono i due terzi dei quasi ventimila abitanti. La ricostruzione, dal punto di vista architettonico oltre che politico, fu ispirata dalle direttive del vicario generale Giuseppe Lanza duca di Camastra, braccio operativo del viceré Uzeda. Per non abbandonare le fortificazioni fu deciso di riedificare sullo stesso sito, cercando però di prestare attenzione a precauzioni antisismiche, a cominciare dalla realizzazione di strade larghe, interrotte da ampie piazze frequenti e regolari.

Il piano di ricostruzione divise la città in due parti principali, assegnando ai terreni prezzi diversi. Di fatto, i diseredati sopravvissuti al terremoto furono destinati a costruire le loro misere abitazioni nei quartieri occidentali e in quelli vicini al porto, dove avrebbero vissuto in condizioni ben diverse da quelle dei quartieri agiati. Il processo di ricostruzione venne realizzato sulla base di un piano regolatore che rievoca la croce di strade dei Quattro Canti di Palermo, forse all’origine della crociera più regolare voluta dal Ca-mastra nella città etnea. L’impronta del cosiddetto “barocco catanese” fu data dall’uniformità dello stile, delle decorazioni, de materiali utilizzati per erigere chiese e palazzi aristocratici e dalle scenografie di alcuni spazi urbani come via Crociferi e piazza Duomo. Alla sua creazione contribuirono architetti, ingegneri, scultori e maestranze che operarono per tutto il Settecento.

Il percorso di visita si muove lungo i principali tracciati viari del dopo terremoto, toccando anche alcuni punti di ciò che rimane della Catania più antica, senza tralasciare significative testimonianze di edilizia ottocentesca e curiosità museali. Un itinerario di cui sono parte integrante i colori, i sapori e gli odori dei popolari mercati alimentari – primo fra tutti la Pescheria, un luogo simbolo della città -, dei dolci e della rosticceria di matrice conventuale e di fantasia artigianale, e qualche altra specialità ideata all’ombra del vulcano.

Ricchissima è infatti la tradizione gastronomica che, dal pesce del golfo agli arancini, dalla caponata ai carciofi della piana, alle indimenticabili granite “inventate” dagli arabi con la neve dell’Etna, copre tutto il ventaglio di proposte dell’isola.